NATURALISSIME ED IMPOSSIBILI

POLIVALENZE

1974-1976

 

Dall’assoluto presente di quei primi anni Settanta, in ansioso equilibrio fra speranze di rigenerazione e verifica della sua quotidiana impossibilità, Carlo Amadori si spinge a ripensare il passato, muovendo i primi passi in quel labirinto del tempo che d’ora in avanti sarà la sua, personalissima, “figura” del pensiero.

È il momento degli aeroporti, delle piste che si perdono all’orizzonte viste da un angolo di edificio tutto acciaio e vetro, con qualche piccolo passeggero che si arrischia nella terra sconosciuta e profumata di asfalto e di benzina ove una scritta invisibile avverte "hic sunt leones".

"“Quegli aerei posano come grotteschi reperti archeologici", scrive in un acuto testo del 1976 Franco Solmi, certo il primo e più attento interprete dell’arte di Amadori -  e in effetti nella nuova dimensione del pittore, anche se l’ambientazione è ancora sostanzialmente quella degli anni precedenti, appaiono più estranee le grandi macchine d’acciaio che le sagome fin de siècle che si aggirano sul macadam assolato delle piste di decollo.

Certamente c’è ironia e senso della provocazione, piacere del gioco e un pizzico di mistero nelle grandi figure velate che avanzano verso l’osservatore. Ma le eleganti silhouettes di dame in crinolina e di signori con il cappello a cilindro non sono allucina­zioni né forzature retoriche, quanto piuttosto presenze vive del desiderio, proiezioni di una spinta profonda (come la bimbetta di qualche anno prima) verso una indispensabile riumanizzazione della società di massa -  allora avremmo detto: verso la «riappropriazione del privato», la riconquista della vita individuale con tutto il suo diritto al sogno e alla libertà della fantasia.

La pittura si mantiene volutamente ferma, i colori sono ancora timbrici, ma, nascosto tra le pieghe di quelle sottane e sotto l’ala d’ombra dei grandi cappelli, si avverte ap­pena un fremito di vita che come brivido leggero si insinua in questa atmosfera raggelata da camera operatoria, ove si sta te­nendo un consulto su come sia meglio procedere per salvare la vita al paziente, cioè  per ridare salute e gioia alla voglia di inventare, di esprimere e di comunicare.

Marilena Pasquali

 

Naturalissime ed impossibili polivalenze 1974-1976