ESSERE E TEMPO
1990-1997
In
questo caso è un dipinto a fornire il nome ad un intero ciclo di opere che
rappresentano il lavoro di ben otto anni.
I
testi che ne accompagnano la presentazione si devono a Maurizio Vitta
(interessante la sua prefazione che punta il dito sul «classico» di Amadori
come «dato inatteso e inquietante.., tale da provocare uno smarrimento, una
stretta ineluttabile») e a Franco Passoni, che sottolinea con convinzione le «notevoli
qualità» dell’artista e scrive: «Osservando i dipinti di Carlo Amadori si
può notare che sono disegnati con rara maestria scenografica e con l’evidenza
di una falsa prospettiva non scientifica mentre invece sono quasi sempre
illuminati da una luce fredda che crea atmostere lunari...». A ciò vorrei
aggiungere che questi dipinti si fanno sempre più mentali, insistiti nel
disegno ed accurati nella stesura del colore, di precisione ricercata nell'acquisizione
del dato storico, o architettonico, di riferimento (si veda, ad esempio, la
tecnica mista La costruzione delle
Piramidi ed il grande quadro del
1996
Alessandro Magno passa il Granico) quanto sognanti nella dimensione da "spazio
ideale” in cui ci trasportano.
Ormai
è la filosofia, anzi — per dir
meglio — lo studio dell’antico a dirigere ogni passo dell’artista e così
i suoi interlocutori preferiti, che divengono immediatamente i protagonisti
delle sue immagini, sono Platone e Nike. la Luna e Policleto, le Muse e la Primavera.
In queste ultime opere, con le quali " per ora" pare concludersi un discorso aperto più di vent’anni fa con «Classico elementare», le forme si fanno più monumentali. il frammento assume il peso di un frontone rovinato a terra, fra lecci, ulivi e pavoni. i panorami si allontanano e lasciano tutto lo spazio alla forma in primo piano, urna sacra o drappeggio di marmo e stoffa che sia.
Marilena Pasquali