IMMAGINI ALTERNATIVE -

PALAZZO DEI DIAMANTI DI FERRARA

 

La lucida, impietosa sequenza di panorami urbani in cui Amadori fermava la normalità irreale di un quotidiano riscontrabile e iterato, ha rappresentato il primo incontro con un artista che, chiusa la sua parentesi strettamente «pittorica», usciva dalla pletora dei ripensamenti per una frattura con il passato.

Era comunque frattura e non rottura totale, il pit-tore, cioè, non sbandava paurosamente, non subi-va i facili istrionismi di una inversione di rotta, ri-cuciva, in sequenza, le proiezioni di una serie di urgenze immediate e non trionfalistiche circoscrit-te nell'orizzonte vetrificato del cemento e della macchina.

Una qualità di gelido realismo in cui si ibernava una soltanto apparente ovvietà delle immagini. Proprio in questa apparente ovvietà stava il rifiuto secco, tagliente, conciso con la miracolistica di una verità raggiunta, precisa, definitiva. Ogni momento concentrava e focalizzava il suo doppio quando ponendosi come «reale» eviden-ziava macroscopicamente il falso che rappresen-tava.

Nessun particolare traumatico sulla tela soccorre-va la possibilità di questa lettura per cui Amadori appariva erroneamente scontato mentre era invece ferocemente critico.

Da allora il pittore non ha certamente mutato mo-dulo espressivo, anzi lo ha ancora più spietata-mente particolareggiato quasi in un processo foto-grafico di ingrandimenti progressivi. In questo senso Amadori sollecita le avanguardie di quell'iperrealismo di stretta marca americana seppure con la variante dell'interpretazione della realtà stessa inesistente come tale in quanto misti-ficata e perciò falsa.

Le stesse annotazioni cromatiche sfuggono una codificazione precisa di oggettività descritta quasi a delimitare una poetica dell'ovvio che mai trala-scia, però, di farsi critica.

Critica ma impotente a rovesciare, determinando-la la realtà che la definisce.

La mistificazione comincia da qui, l'impercettibi-lità del diaframma di questo reale falsificato è la prima trappola ma anche il primo avviso.

Valerio Grimaldi

Bologna, 3 ottobre 1972

 

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